Dante 21 - Teatro "Giovanni da Udine" , 9.10.2020


 

Venerdì 9 ottobre il sipario si alza sulla nuova stagione, In scena Dante 21 - La musica dei Cieli

Primo di una serie di appuntamenti che il Teatro dedicherà a Dante Alighieri nel 700mo anniversario della morte, Dante 21 – La musica dei Cieli vedrà uniti sul palcoscenico il direttore artistico Giuseppe Bevilacqua e Serena Costalunga, giovane neodiplomata all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, insieme a un’eccellenza della nostra regione, il Coro Polifonico di Ruda diretto da Fabiana Noro e ai musicisti Ferdinando Mussutto al pianoforte e Gabriele Rampogna alle percussioni.

Lo spettacolo, che conta già precedenti versioni, viene proposto al pubblico in una stesura arricchita di nuovi brani testuali e musicali e illuminato dalla musica sacra di autori dell’Ottocento e Novecento, da Franz Schubert a Francis Poulenc, Arvo Pärt e Ambroz Copi.

“Lo spazio dell’ultima cantica della Commedia di Dante si svolge tutta nel cielo, e spesso è considerata molto distante dal commovente realismo figurale delle prime due – spiega il Direttore artistico Giuseppe Bevilacqua -. Tuttavia dando concretamente la voce alla sua lingua, alle immagini e ai ritmi, si scopre che viceversa il Paradiso dantesco è pieno di sorprese, movimento, dubbi umani, desiderio e soprattutto coscienza della condizione umana, la più essenziale e comune: la ricerca di un cambiamento felice di sé e di come poter mutare la visione dei rapporti con la realtà e gli altri. E si scopre anche che le voci della propria terra, si intessono spontaneamente nelle parole umili e sublimi della grande poesia; la rigorosa e poetica traduzione in friulano di Aurelio Venuti, che si ascolterà in uno dei passi più celebri della Commedia, le voci profonde del Coro di Ruda ammirate da tutti noi e oltre i nostri confini, vogliono essere come la terra viva dove le antiche parole possano farsi spiragli di luce nel presente. E’ infatti quello di Dante un cielo con il profumo della terra, mosso incessantemente dal desiderio di un’umanità che si riscopra pienamente nella condivisa attrazione verso un’interezza, un compimento concreto di se’. La speranza, per paradosso, di poter attingere a una visione indicibile, appare come la cosa più concreta, commovente della Commedia, divina e umana, di Dante. La possibilità di “riscoprire” il mondo, e quindi di credere di poterlo riprogettare, migliorare, è forse l’eredità più grande che ci ha lasciato Dante e noi vorremmo che questo itinerario poetico musicale aprisse la stagione del nostro teatro nel segno di questa fiducia in un futuro che si possa amare.”

 

Nessun commento:

Posta un commento

coments